Gruppo San Damiano - "Signore, cosa vuoi che io faccia?"

Gruppo San Damiano - "Signore, cosa vuoi che io faccia?"

Dal primo incontro fino all’impossibile

 

Dall’8 all’11 dicembre, presso il Sacro Convento di Assisi, si è svolto il weekend vocazionale con il gruppo San Damiano. Eravamo cinque ragazzi, accompagnati da fr. Simone, fr. Luca, fr. Andrea e fr. Francesco. Per alcuni di noi era la prima esperienza con questo percorso, mentre altri avevano già partecipato ai precedenti incontri. Per me che scrivo era la prima volta, anche se avevo già partecipato quest’estate alla settimana vocazionale di agosto (sempre ad Assisi). Prima dell’inizio delle attività - essendo arrivato con largo anticipo - ho potuto assistere alla benedizione dell’albero di Natale, davanti l’entrata della basilica inferiore, e poi dopo una breve passeggiata - sotto una leggera pioggia – ho avuto la gioia di pregare i vespri con i frati della comunità.


La sera abbiamo fatto visita alla Tomba di San Francesco dove poi ci siamo fermati per la veglia di preghiera. Lì abbiamo letto il brano della Leggenda dei Tre Compagni, quando il crocifisso di San Damiano parlò a San Francesco. Nella preghiera sentivo che mi ritornava sempre una frase “Signore cosa vuoi che io faccia?”.


Il giorno seguente, dopo la Messa in Basilica Inferiore, siamo andati in pellegrinaggio alla Basilica di santa Chiara e al Santuario di san Damiano. Lì siamo ritornati sul racconto del crocifisso e sulla storia del santuario. Poi ci è stato concesso un tempo personale di preghiera prima del rientro al Sacro Convento: in quel momento mi ritornava sempre la stessa domanda della sera precedente - “Signore cosa vuoi che io faccia?” - domanda non rivolta per chissà quale impresa da compiere al mio ritorno a casa, ma per tutti quei nodi che erano rimasti lì prima della partenza, per le cose più semplici della vita quotidiana, le quali lasciano spesso un’incertezza, un dubbio, qualche difficoltà che poi alla fine tutti abbiamo ma che alla fine ogni volta che proviamo a risolvere da soli, nel caos, nella frenesia di tutti i giorni, rimangono sempre lì. In quel momento - come poi in tutti i momenti personali vissuti durante le varie giornate - ho avuto la possibilità di fermarmi veramente a pensare con la tranquillità che spesso manca nella vita quotidiana, mettendo tutto nelle mani del Signore e chiedere “Cosa vuoi che io faccia?”.


Il pomeriggio abbiamo potuto ascoltare la Lectio Divina sul brano di Marco 10,17-22 di fr. Francesco Scialpi, conclusa con tre domande molto importanti: Nella mia vita ho dato la possibilità a Gesù di incontrarmi? E se c’è stato questo incontro dove è avvenuto? E come si è concretizzato? 

Dopo l’incontro ci è stata data la possibilità di avere dei colloqui personali con i frati e di riflettere sul passo del Vangelo letto, su cui poi il giorno seguente - dopo la visita al Santuario della Spogliazione e al Vescovado (dove abbiamo visto gli scavi dell’antica entrata e riflettuto su ciò che lì era accaduto) - abbiamo avuto un momento di condivisione. 

Nel pomeriggio di sabato siamo andati a Viterbo per l’ordinazione presbiterale di fr. Flavio Agostini, per poi partecipare il giorno seguente alla sua prima Messa a Perugia.


Tra i vari momenti vorrei sottolineare come il venerdì avevamo concluso la giornata con la visita alla Basilica Inferiore di San Francesco: durante la visita fr. Simone ci aveva detto che spesso - nonostante vedesse il luogo tutti i giorni - gli capitava spesso di trovare un nuovo particolare di cui non si era mai accorto. Riflettendoci su pensavo a quante volte magari, andando spesso negli stessi luoghi ci capita di pensare: “Ma ci sono già stato, cos’altro c’è ancora da dire e cos’altro posso trovare lì? Ho già visto tutto”. Questo però non è detto che si riveli vero. Non è la prima volta che vado ad Assisi e non è la prima volta che visito gli stessi luoghi. Ogni volta, però, mi rendo conto che è come se fosse la prima volta: certo, le attività e i programmi sono diversi, ma i luoghi sono gli stessi di sempre, ed è incredibile il fatto che ti dicano sempre un qualcosa di nuovo, fosse anche il particolare di un affresco o un pensiero su Dio o sulla propria vita, lasciando di conseguenza sempre una sensazione interiore diversa, facendo sì che ogni volta si ritorni alla vita di tutti i giorni con una gioia nel cuore. Magari nella vita quotidiana siamo abituati a camminare a testa bassa, distratti da duemila cose, lavoro, università, attività varie, che magari ci costringono anche ad andare di corsa. Qui invece – ripeto - c’è stata la possibilità di fermarsi a pensare e, aggiungo, anche di guardare in alto e di lasciarsi guardare: in fondo credo di aver trovato un qualcosa che non sapevo fosse dentro di me, ma che è sempre stato lì e che, partendo da quel primo incontro con Gesù, con il tempo potrebbe portarmi dal fare il necessario, al fare il possibile, per arrivare infine a fare l’impossibile.

 

Alessio CARPINO

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