GVA 2022 - Testimonianza di un giovane: "Non esistono sogni privati"

GVA 2022 - Testimonianza di un giovane: "Non esistono sogni privati"

Tutti ospiti ospitali e possessori di nulla… alla scuola del padre Abramo

 

Il titolo di questo 42° Convegno Giovani verso Assisi ci ha lasciati tutti quanti un po’ perplessi e allo stesso tempo incuriositi. Ad sidera. “e voi siete tutti fratelli”. Cosa possiamo aspettarci quest’anno? Cosa c’entra uno sguardo verso le stelle con il senso di fraternità universale? Cosa ha da dire la storia dell’anziano e saggio Abramo ad un gruppo di circa 400 giovani?

Con queste domande che abitavano il nostro cuore ci siamo ritrovati tutti insieme la prima sera, all’aperto davanti alla Basilica superiore di san Francesco, sotto un cielo stellato. Penso che nessuno di noi dimenticherà il silenzio suggestivo con cui abbiamo vissuto il primo momento, un silenzio che si era fatto ascolto delle richieste di aiuto di alcuni migranti che echeggiavano nell’aria, trasmesse in filodiffusione. Ogni gruppo aveva anche portato con sé un po’ di terra presa dalla propria regione e in quel silenzio, un gruppo per volta, quel terriccio è diventato un tutt’uno, versato in una barca naufragata che sarebbe servita ad accompagnare uomini, donne e bambini verso una vita migliore, verso una terra nuova. 

Poi lo condusse fuori e gli disse: "Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle" e soggiunse: "Tale sarà la tua discendenza" (Gen 15,5). Anche Abramo è stato chiamato ad uscire, a lasciare la sua terra verso una terra nuova, si è fatto migrante verso la promessa di Dio. È stato bello essere accompagnati dalla prof.ssa Rosanna Virgili a comprendere la missione di Abramo e il legame che ci unisce al nostro padre nella fede. Dio chiama quest’uomo anziano, forse stanco ormai e disilluso dalla vita, e lo invita ad alzare i suoi occhi stanchi verso le stelle. Discendenza, desideri, futuro tutti aspetti che sembrano così lontani da Abramo che, al calare della sua vita, è solo, senza neanche un figlio, senza la possibilità di vivere nel ricordo di qualcuno. Ed è proprio a questo punto che questa Parola si fa prossima a noi giovani, oggi, perché noi siamo l’eco vivo di quel “sì” di Abramo al sogno di Dio, noi siamo ancora oggi la discendenza che Dio gli aveva promesso. Nella Bibbia non esistono sogni privati, non si racconta mai di progetti individuali che restano rinchiusi nell’ io personale ed è per questo che possiamo acchiappare il sogno di Abramo, prendere parte al suo stesso desiderio e rinnovarlo. È questa la nostra missione oggi, come ci ha sottolineato la Virgili, noi figli siamo chiamati a rinnovare il desiderio dei padri, ci è chiesto di convertire una paternità che è spesso fragile o assente nelle nostre famiglie, ad essere quelli capaci di rialzare lo sguardo verso le stelle e sognare tutti insieme con Dio. 

In questo nostro tempo impastato di individualismo e selfismo in cui non riusciamo a volgere lo sguardo sull’altro, Abramo ha ancora tanto da insegnarci attraverso la sua paternità. Egli infatti diventa padre ma non secondo i suoi progetti ma secondo quelli di Dio e soprattutto diventa padre non nella sua patria ma in terra di altri. Abramo è padre nell’ospitalità perché lui per primo ha vissuto da straniero; è padre attraverso l’amicizia sociale che fa sentire accolto ogni straniero. Spesso non siamo in grado di essere ospitali perché ci sentiamo possessori e quando proviamo ad aiutare chi è povero o straniero lo facciamo con aria di superiorità e non con spirito di solidarietà. Concretamente tutti questi aspetti li abbiamo approfonditi negli incontri e attraverso le testimonianze che ci sono state proposte: nell’esperienza della piccola sorella Chiara Benedetta che con la sua comunità vive nei campi rom, realmente accanto a questi ultimi; nei racconti della famiglia Claudia Del Rosso e Marco Bechini che sin da giovanissimi sono missionari in Africa; dall’esperienza particolarissima che è stata la cena dei popoli organizzata da alcuni referenti del Serming Arsenale della Pace di Torino; tanto abbiamo colto dagli occhi commossi e dall’enorme sorriso di Madou Yanka che, impossibilitata a muovere la mandibola per una malattia congenita, si esprime attraverso un riproduttore vocale e insieme a sua sorella di adozione ci ha condiviso la sua storia fatta di provvidenza e infinita gratitudine. Anche il laboratorio di dialogo ed ascolto, nella sua semplicità, è stato per molti di noi un momento di forte impatto perché è servito a svelare quanto poco siamo abituati ad un ascolto reale, paziente e accogliente dell’altro. 

Nella veglia finale e con la consegna del mandato, ha fatto uno strano effetto ritrovarsi tutti quanti attorno a quella terra versata la prima sera, al buio nel silenzio. Lì non c’era più il terriccio portato dalla mia regione e dalla tua ma semplicemente terra, mescolata tutta insieme, fatta di volti e storie diverse senza più alcuna differenza e simbolicamente ognuno di noi ha portato a casa, in una boccetta in vetro, una parte di quella terra nuova. 


Ecco che alla fine abbiamo trovato una risposta, abbiamo compreso cosa c’entrano le stelle e la fraternità universale! Come Abramo e con l’esempio di Francesco d’Assisi possiamo veramente imparare ad essere possessori di nulla e diventare ospiti ospitali su questa terra, con gli occhi rivolti alle stelle, alla nostra unica patria che è il Cielo e fratelli non di qualcuno ma… fratelli tutti!

 

Antonio Loppo

Condividi: